Etnomusica

Ho cominciato a raccogliere materiali etnomusicali (e non solo) a partire dal 1978, quando ebbi modo di conoscere l’attività demoantropologica di Giovanni Battista Bronzini (1925-2002), e Anna Merendino, servendomi del registratore e successivamente di diversi supporti audiovisivi. Mia intenzione è stata sin d’allora quella di testimoniare le espressioni dell’arte popolare, testimonianza di una capacità di esprimere la propria visione del mondo, da parte delle classi (che allora si dicevano) “subalterne”. A metà degli anni Novanta, anche sollecitato dall’amico Salvatore Colazzo, cominciai a pensare di mettere in ordine tra i molti documenti che avevo raccolto. Cominciò così una lunga, paziente e, vorrei dire, eroica impresa, ancora oggi incompiuta di ricognizione e catalogazione. Testimonianza di questo lavoro è il Dizionario dei temi musicali della tradizione salentina (Amaltea edizioni, 2014), che, dai materiali dell’archivio, ha tratto circa cinquecento incipit di canti. Il senso dell’operazione è stato ben espresso dai saggi accompagnatori di Maurizio Agamennone e Salvatore Colazzo. L’idea di dedicare l’Archivio a Pietro Sassu fu conseguenza di un evento che mi consentì di acquisire ulteriore consapevolezza relativamente al lavoro che andavo conducendo. Era appena uscito il disco “Allu tiempu de li lupini”, che avevo realizzato con I Cantori dei Menamenamò, per la sua presentazione decisi, assieme alle persone che erano vicine alla mia impresa, di invitare, fra gli altri, a parlarne Pietro Sassu (1939-2001), docente all’Università della Basilicata. Egli accettò l’invito, mostrò di avere ascoltato con profondo interesse il disco, restituendone in quella circostanza un’intelligente lettura non solo dei brani lì depositati, ma dell’intera operazione culturale che stava alle spalle. Fu una giornata indimenticabile. Dichiarò come semplicistica l’idea che vuole che il canto popolare sia funzionale, no  – disse – nel canto, c’è il senso estetico di chi lo pratica, il bisogno di rapportarsi alla bellezza, il desiderio di fare comunità attraverso il canto. Prezioso è il lavoro di chi ne recupera non solo le note, ma il senso. E il senso sta nella grana della voce, nei modi di emissione, nella polivocalità, che indica il bisogno di appartenenza a una comunità, che non dobbiamo immaginare come qualcosa di coeso e uniforme, ma come un campo di forze, che trovano una loro miracolosa composizione.

Di lì a poco apprendemmo della sua improvvisa scomparsa. Immediatamente nacque l’idea di intitolare a lui l’Archivio. Fu così che si costituì l’Archivio Etnografico e Musicale “Pietro Sassu” di Spongano (Lecce), costola, finché è stata operativa, dell’Università della Musica e delle Arti “P.E. Stasi” di Spongano, ora dell’Associazione culturale “Fabbricare Armonie”. Nel 2019 l’Archivio, per interessamento della dott.ssa Giovanna Bino, ottenne il riconoscimento da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia e della Basilicata, quale bene di “Interesse Storico particolarmente importante”.

Con la creazione della pagina Etnomusica, intendo mettere a disposizione del pubblico le preziose gemme che lo scrigno dell’Archivio contiene, in attesa della possibilità di rendere disponibile l’intero suo catalogo e offrire la possibilità di una sua consultazione ai fini di studio o anche di sola curiosità intellettuale.

Luigi Mengoli

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